Percezione del sublime e interrogazioni cosmiche in 7 poemetti

di

Annamaria Ferramosca

Franca Alaimo: 7 Poemetti  – Prefazione di Giovanna Rosadini; Interno Libri, 2022

Questa raccolta poematica di Franca Alaimo assertivamente si apre, nel primo dei sette poemetti, con un incipit che intende da subito immergere il lettore in un’atmosfera onirico-sacrale, che richiama la ritualità degli antichi poemi lirici. E’ infatti un’invocazione rivolta alle divinità di ogni tempo e di ogni religione, che, come un antico scriba, la poetessa incide su tavoletta d’argilla testimoniando la nuda innocenza delle proprie parole lasciate liberamente fluire verso il futuro.

É così che si entra nel cerchio favoloso e si viene investiti dalle Epifanie di gioia, primo canto che celebra un incontro d’amore. E sono accenti che ricordano il Cantico dei cantici

…Lui ha preso l’aspetto

di uno zingaro con i piedi nudi

e una camicina di tela bianca,

le rotule rotonde come due pesche,

i capelli ubbidienti alla bellezza dell’oro.

Nei versi si riconosce subito il passo poetico di Franca Alaimo, il suo confermato talento nello sgranare catene abbaglianti di metafore, con cui porge le scene della realtà e del desiderio come provenissero da un territorio ultraneo, un suo luogo del destino denso di sogni ed enigmi da decrittare. 

E la dedica del secondo poemetto all’amico scomparso, il poeta e scrittore Ignazio Apolloni, che per una prodigiosa coincidenza richiama nel nome il celebre compianto di Garcia Lorca per l’amico Ignacio, porta inevitabilmente a riflettere sull’affinità tra i due linguaggi poetici. Alaimo e Lorca appaiono infatti entrambi pervasi dagli stessi elementi di fuoco visionario e sensualità. Qui il prodigio è nelle soste visive, con immagini intensamente evocative dei gesti dell’amore, dove l’evento luminoso dell’unione dei corpi prosegue con il mistero del concepimento e della nascita.

E’ ben noto dalla precedente scrittura e pure dalla curatela di un’antologia sul tema, come il corpo nelle sua nuda innocenza sia uno dei temi centrali dell’autrice, che pur riconoscendo l’eventualità del dolore di cui esso è spesso portatore, lo collega sempre ad una verginità originaria, al mistero della bellezza e dell’armonia universale cui di fatto appartiene.

Nessuno sa guardarlo

senza vergogna allo specchio

se non l’adolescente,

solo per capire com’è morta l’infanzia,

solo per sfidare il pianto,

o per spiare il mistero della bellezza

germogliante prima che tutto si riveli,

prima della punizione degli dei.

Giovanna Rosadini nella sua luminosa prefazione afferma che “questi sette poemetti sono altrettante stazioni di una meditazione esistenziale nel segno di una circolarità che tutto lega e trasporta in un flusso senza tempo.” L’acuto sguardo di Franca Alaimo è infatti capace di esplorare e restituire le dimensioni misteriose di umanità e natura, mondo e spazio cosmico, dicendo infine della continuità eterna del tutto, della morte che mai muore, perfino nell’incomprensibilità del suicidio.

Riesce  a dirlo con chiarezza, perchè crede nella  incontrovertibile verità di questo nostro essere semplici atomi che si aggregano e disgregano lungo la spirale infinita dell’eterno ritorno.

E mi sento di aggiungere, contemplando insieme a Franca le meraviglie della natura, che dovremmo essere felici e grati per aver avuto in sorte anche solo un tempuscolo di coscienza, che ci ha consentito di “vedere” la bellezza dell’universo e di poterla condividere attraverso il prodigio della parola. Sono le parole di poesia le compagne di verità con cui i poeti come Franca Alaimo continuano a formulare le domande metafisiche sul mistero dell’esistere e del morire. Ma quali parole! Con quali stranianti spettacolari metafore e con quale pregnanza di senso lei riesce a interrogare e a descrivere  perfino la scena del suo futuro poetico!  

Se solo potessimo abbracciare

o toccare nel nuovo bocciolo della rosa

quelli che già sbocciarono,

così come il tiglio che sa,

mentre piange uil suo pianto bianco,

d’avere già pianto,

e aspetta con pazienza di fiorire.

Sfiorire fiorire e rifiorire sempre.

Tutto ricomincerà

quando mi avrete riconosciuta

come il canto dell’allodola al mattino.

Quando saprò che qualcuno dei miei versi

si è impigliato nei capelli dell’eternità.

Inutile cercare, lungo questa scrittura, il filo sapienziale segreto che intesse il canto, perchè non vi è nulla di preordinato, di studiato; il dettato visionario e musicale fluisce spontaneo, prende un avvio naturale, come nel quarto poemetto che descrive l’amore, dove scene luminose di insetti impollinatori preludono ai gesti naturali dell’amore umano, in un inatteso intreccio di visioni terrestri e cosmiche, infine offre il farsi dell’amore e il suo frutto come infinito rito dello stupore.

E quando l’angelo mostrò i tizzoni ardenti,

il tempo fu una vigna di grappoli

da vendemmiare cantando e restando svegli

per tante lunghissime notti

tra le stelle dei gelsomini del cieli

e i gelsomini stellati sulla terra:

o cielo, galassie viola di gioia,

via lattea di gigli, di magnolie.

Nel quinto e sesto poemetto la poetessa-scriba prosegue nel suo ipnotico poiein lasciando che gli eventi accadano per un imperativo di vita che ha fatto proprio e che è “la devozione all’abbandono”, poiché ha compreso la serenità del nostro ciclico svanire nel niente che ruota e ritorna. E continua ad essere visitata dai ricordi, che restituisce in un intenso quadro memoriale dell’adolescenza, con i suoi turbamenti e il doloroso vissuto di imposizioni e divieti, ma anche con una accresciuta consapevolezza di donna. Una donna che decide di voler celebrare l’amore nella sua pienezza e insieme, sempre coltivare la libera parola per rispondere al mondo con la bocca piena di luce.

Che di ogni cosa bisogna scrivere,

perchè la realtà si ricordi,

perchè si sappia rispondere.

Che scrivere significa essere donne

assolutamente libere,

con la bocca piena di luce,

con tanti fiori che bucano l’oscurità

coprendo la ferita.

Ultimo, il canto del dolore. Nella settima stanza poematica l’assenza invade la dolorosa casa degli addii, ma lacontemplazione del tutto che dilegua e ritorna può ancora realizzare la consolante fusione della voce-poesia con l’eco grandiosa della voce universale. Così il pensiero visionario dell’autrice apre la casa ad una nuova primavera, al volo degli uccelli che di giorno la visitano e alle stelle che di notte la proteggono, che sono contemporaneamente metafore di libertà e insieme movimenti naturali, eventi possibili perchè vita e mondo sono inscritti in uno spazio cosmico che tutto rende armonioso.

E stupiscono la musicalità del dettato, i curatissimi e armoniosi versi liberi, il risuonare di echi lorchiani, come nelle potenti espressioni esclamative O cuore rapido e sbigottito!  (pag, 23); Casa del dolore del mondo! (pag.36); Che spoliazione infinita! (pag.31), che punteggiano la scrittura nei momenti più effusivi di slancio e di pathos.

Il senso compiuto di questa scrittura è poi affidato da Alaimo alla sezione Frammenti, brani di esemplare “poesia in prosa” che sono vere e proprie soste di tensione profondissima del pensiero sul senso del tutto. Brani che sembrano creare un “altro libro nel libro”, come un voler mettere distanza dai moti naturali della vita per raggiungere visioni altissime, porsi estreme domande metafisiche. Ogni meditazione richiederebbe di esser esplorata più e più volte, per accogliere con rinnovato stupore l’espandersi della coscienza, anche quando la scrittura si fa grido di ribellione per l’assenza di risposte sul senso del tempo, sulla dimensione dell’effimero che siamo, noi e tutto il nostro mondo.

E non basterebbe una folla sterminata di filosofi a indagare gli enigmi su cui Franca si sofferma, in cui ci riconosciamo, interrogazioni che ci assalgono e non ci concedono tregua, percorsi labirintici in cui siamo prigionieri. Ma forse nessuno se non un poeta potrà mai rivelare tutta la bellezza irriducibile e lancinante del mistero dell’universo ponendo, come fa Franca Alaimo, tra me e le cose il sogno e lo splendore dei simboli.

*Testo e foto ricevuti direttamente da Franca Alaimo; tutti i diritti riservati.

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