In una recente intervista-intervista, in Il Settimo Tramonto del pregievole poeta stesso Claudio Spinosa, Zairo Ferrante, noto poeta contemporaneo di/da Ferrara, fondatore del Dinanimismo Poetico dal 2009, ha in diversi punti approfondito la connessione “originaria” tra il Dinanimismo e il Futurismo (del 2000), con anche ampie citazioni del sottoscritto.
Brevemente, amplifichiamo la sua spiegazione, anche come potenziamento se si vuole definitivo: non tanto per la brillantissima dis-anima (letteralmente in certo senso anche con un witz specifico) di Zairo…, che condividiamo appieno, ma perché le sue parole in merito, doverosamente complesse ed espresse con notevole perizia formale (la Forme…), giocate anche nel paradosso creativo (Zairo, con riferimento, alla stagione “storica” attuale e ultima, ha parlato anche di un futurismo al contrario…), forse a livello mediatico e “comune” anche nel gioco estetico globale si prestano a suggestioni sia spiazzanti, per la parola alta di Ferrante…, sia fuorvianti.
Sia ben chiaro Ferrante è chiarissimo: esattamente come il sottoscritto e altri, il Futurismo oggi resta archetipo fondamentale, per qualsivoglia poetica creativa capace di sperimentare la sintesi creativa tra Uomo e Tecnologia(e scienza), L’Anima della Macchina o dei Robot, in senso semiotico e aperto…
Il suo paradosso (e questo forse non è chiaro a molti) di Futurismo Rovesciato, semmai è necessario, poiché nel Duemila, purtroppo, ha prevalso la Tecnocrazia anziché il sogno futurista e del futuro in senso globale, anche su Internet, dopo la nota epidemia soprattutto epocale che necessita anche nell’arte di paradigmi almeno semi-inediti Pertanto è necessario porre con più forza e chiarezza, in primo piano l’Umanesimo, parzialmente rinviando all”avvenire certi sogni futuristici: come dimostra anche la crisi attuale bellica, certo principio di precauzione, ecoscientifico non può più essere in certo senso secondario.
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