Sito ufficiale del DinAnimismo: movimento Poetico-Artistico fondato da Zairo Ferrante nel 2009 – riconosciuto come avanguardia da una parte della Critica Letteraria
Fra le varie letture che mi hanno accompagnato durante la stesura di queste ballate ci sono quelle del prof. Pasquale Romeo e di Zygmunt Bauman con le sue riflessioni sulla società liquida. Le considerazioni sulla società post moderna di Jean Francosis Lyotard, l’ironia di Ennio Flaiano che è un visionario e poi la vita personale che mi scorre accanto, mio padre, mia zia, mio fratello Giuseppe, Angelo, Massimo, Rossella. C’è poi la pandemia, la guerra . Un tentativo di dire “noi” al posto di “io”.
L’Autore
LA BALLATA DELLA FAME D’ARIA
Si muore per fame d’aria fra un notiziario e l’altro in un reparto d’ospedale nell’indifferenza generale mentre fuori voci sconnesse o sui social per fare kermesse sbraitano disinformazione convinti di avere piena ragione
scambiando per diritto di opinione notizie false e situazioni di persone e in solitudine da sovraffollamento nei reparti d’ospedale gomito a gomito con la morte fra un notiziario e l’altro ancora si muore per fame d’aria.
Mariano Lizzadro è nato a Potenza. Ha esordito nel 1999 con la sua prima raccolta poetica: “Frammenti di viaggio” Ed. Appia 2 Venosa. Nel 2003 ha vinto il premio letterario “Parola di donna” con la raccolta “Parole contro” Ed. Quaderni di Scriptavolant. Successivamente ha pubblicato “Parlano parole” Edizioni Besa. Ha pubblicato nel 2016 “Suonaversi”.
Grande appassionato di musica e cinema ha scritto numerosi articoli per LucaniArt, di cui è collaboratore. Nel 2016 le sue recensioni musicali sono state pubblicate nel quaderno monografico “Sguardi e ascolti dal mondo” a cura dell’Associazione Culturale LucaniArt.
Questa scelta di versi comprende poesie già incluse nelle mie sillogi scritte e pubblicate prima dei quarant’anni, fino al 2019: Giocosamente il nulla, Cerimonia del commiato, Non chiedere parola.
Negli ultimi mesi ho fortemente avvertito l’esigenza di riunire quelle poche liriche che risuonassero tuttora in me, quelle che si potessero, a mio avviso, considerare portatrici di un senso oltre le contingenze che ne avevano determinato la genesi. È nata così l’idea di questo volumetto, il cui titolo, Formulario per la presenza, potrà forse disorientare, data la mancanza di un nesso evidente con i testi, che recano anzi, a più riprese, tracce di assenze, lacune e sparizioni.
Queste cadute nei baratri dell’assenza si sono rivelate tappe obbligate di un percorso, esistenziale e poetico, che mi ha a poco a poco avvicinato alla sostanza delle cose – anche attraverso l’essenzialità della forma – nell’esercizio al qui e ora, nel cogliere l’unicità di istanti in sé perfetti, nel perseguire un barlume di integrità nella frammentazione interna che sempre ci abita. Questa piccola raccolta è per me un formulario per la presenza, perché ogni verso è una pietra miliare in più verso l’esserci, in me stessa e per me stessa, nel mondo e per il mondo.
Vuole essere un esercizio per travalicare la narrazione di un io intrappolato nel dolore, attraversare la parola per approdare nel luogo dove superarla, annientarla: «qui/ non chiedere parola/ ma rimani/ in qualunque tempo e forma tu sia». Trattandosi di una scelta antologica operata direttamente dall’autrice, qualcuno potrà considerarla un’iniziativa dai toni autocelebrativi.
In realtà il mio intento è un altro.
Frenata quella giovanile impazienza che mi spingeva a pubblicare, possibilmente, tutto e subito, ora è giunto il tempo della riflessione e della scrematura, di un punto nave da cui emergano scorie e persistenze di un modo di fare poesia che inevitabilmente si intreccia con le fluttuazioni esistenziali, da un lato, e con i nutrimenti che il mondo offre, dall’altro. Alcuni testi sono stati sottoposti a lievi modifiche, quasi sempre nella costruzione del verso, che merita grande attenzione poiché, dal mio punto di vista, il rapporto tra la parola scritta e il bianco del foglio che la segue o la precede rinvia alla relazione tra il suono e il silenzio.
«De la musique avant toute chose» ebbe a dire Verlaine, un’affermazione che mi sento di condividere pienamente. In definitiva, mi piace leggere Formulario per la presenza come la mia vera opera prima in poesia. Ringrazio chi vorrà accoglierla in quanto tale.
Francesca Innocenzi è nata a Jesi (Ancona). È laureata in lettere classiche e dottore di ricerca in poesia e cultura greca e latina di età tardoantica. Ha pubblicato la raccolta di prose liriche Il viaggio dello scorpione (Il Filo 2005); la raccolta di racconti Un applauso per l’attore (Manni 2007); le sillogi poetiche Giocosamente il nulla (Edizioni Progetto Cultura 2007), Cerimonia del commiato (Edizioni Progetto Cultura 2012), Non chiedere parola (Edizioni Progetto Cultura 2019), Canto del vuoto cavo (Transeuropa 2021); il saggio Il daimon in Giamblico e la demonologia greco-romana (Eum 2011); il romanzo Sole di stagione (Prospettiva 2018).
Per Edizioni Progetto Cultura ha diretto collane di poesia e curato alcune pubblicazioni antologiche, tra cui Versi dal silenzio.
La poesia dei Rom (2007); L’identità sommersa. Antologia di poeti Rom (2010); Il rifugio dell’aria. Poeti delle Marche (2010).
È redattrice del trimestrale di poesia «Il Mangiaparole» e collabora con vari siti letterari. Ha ideato e dirige il Premio letterario Paesaggio interiore.