Sito ufficiale del DinAnimismo: movimento Poetico-Artistico fondato da Zairo Ferrante nel 2009 – riconosciuto come avanguardia da una parte della Critica Letteraria
“Stop al genocidio!” Questa la frase che Ghali ha pronunciato in mondovisione, nell’ultima notte del Festival di Sanremo 2024.
Parole apparentemente forti quelle del rapper/cantautore italiano che, inevitabilmente, hanno diviso sia l’opinione pubblica sia la politica (Per approfondire con un articolo de “La Stampa” clicca qui ).
Ora, pur volendo rimanere fuori da questa sterile e stupida “bagarre” tra destra e sinistra (la morte non parteggia), una domanda me la sono comunque dovuta porre; ossia: Ghali ha esagerato nelle sue esternazioni oppure il termine “genocidio” da lui utilizzato lo possiamo ritenere appropriato?
Procedendo per gradi, ho dapprima ricercato la definizione corretta ed unanimemente accettata del termine “genocidio”, con cui si suole indicare… “la metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, l’imposizione della sterilizzazione e della prevenzione delle nascite, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali, la distruzione di monumenti storici e di documenti d’archivio, ecc. (Fonte Vocabolario Treccani)”.
Successivamente ho compiuto una semplice ricerca in rete, al fine di reperire qualche dato numerico attendibile in merito al conflitto Israeliano-Palestinese e i risultati mi sono apparsi dannatamente e drammaticamente preoccupanti perché, ad oggi, in 100 giorni di conflitto, sono stati uccisi più di 10.000bambini (100 al giorno)ossia l’1% della popolazione infantile totale di Gaza… e altre migliaia risultano dispersi, presumibilmente sepolti sotto le macerie (Fonte “Save the Children”).
Numeri apocalittici, umanamente inaccettabili e politicamente indifendibili; una vera e propria strage infantile di massa, compiuta ai danni di una singola popolazione.
Uno sterminio di anime innocenti.
Quindi, in una sola parola: UN GENOCIDIO!!!.
Un film dell’orrore già visto e descritto. Una bislacca inversione di ruoli. Una storia – nemmeno poi tanto vecchia – che continua a ripetersi… un po’ come quando, nel 1945, Joyce Lussu (Partigiana e Poetessa Italiana) scriveva:
C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica “Schulze Monaco”. C’è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buckenwald erano di un bambino di tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni ma il suo pianto lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l’ eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono. C’è un paio di scarpette rosse a Buckenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole.