NOTTE D’OTTOBRE
(A Janis Joplin)
di Giancarlo Narayana Fattori
Posa Dio sul davanzale,
i bracciali nello scrigno,
lascia che a parlar di te
sia il silenzio, sia la danza.
Strucca ogni tua tristezza,
quell’ebbrezza che t’affanna,
quell’inutile malia,
e poi stringimi le mani.
—
Vieni che spicchiamo il volo,
dalla stanza verso il cielo,
sulle spume di marea,
è una notte così tersa.
E riponi ogni dolore,
lascia che scorra nel vento,
lascia che lo porti via,
ora non può farti male.
—
Nel chiarore della luna piena,
fluttuando su questo deserto,
o cantando insieme in riva al mare,
con le stelle a farci da guida
nell’eterno che non può finire,
nelle luci opache della vita,
a cercare una via d’uscita
—
tu sorridevi a uno come me,
e guardavi nel mio cielo,
respiravi il mio respiro
e mi sussurravi piano:
tu sei la mia luce nell’oscurità.
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