Qualcuno scrive “malore improvviso”; qualche altro lo chiama “mistero”; altri (e sono tanti) urlano “Vergogna per un assassinio!”.
Nel frattempo… Mosca sta tentando di reprimere gli omaggi al dissidente, occultando i numerosi memoriali spontanei allestiti con fiori e bigliettini in diverse città ed emanando centinaia di “fermi” in tutta la Russia.
Insomma, una storia già vista, un po’ come quando nel 1933, secondo Osip Mandel’štam, si “viveva senza più fiutare sotto di noi il paese” (Мы живем, под собою не чуя страны):
*Viviamo senza più fiutare sotto di noi il paese
di
Osip Mandel’štam
Viviamo senza più fiutare sotto di noi il paese,
a dieci passi le nostre voci sono già bell’e sperse,
e dovunque ci sia spazio per una conversazioncina
eccoli ad evocarti il montanaro del Cremlino.
Le sue tozze dita come vermi sono grasse
e sono esatte le sue parole come i pesi d’un ginnasta.
Se la ridono i suoi occhiacci da blatta
e i suoi gambali scoccano neri lampi.
Ha intorno una marmaglia di gerarchi dal collo sottile:
i servigi di mezzi uomini lo mandano in visibilio.
Chi zirla, chi miagola, chi fa il piagnucolone;
lui, lui solo, mazzapicchia e rifila spintoni.
Come ferri di cavallo, decreti su decreti egli appioppa:
all’inguine, in fronte, a un sopracciglio, in un occhio.
Ogni esecuzione, con lui, è una lieta
cuccagna ed un ampio torace di osseta.
*Cinquanta poesie (Einaudi, 1998), a cura di R. Faccani
**Immagine elaborata dalla redazione di questo blog con foto di Alexei Navalny e Osip Mandel’štam, tratte da Wikipedia.