Una cosi variegata mescolanza di generi letterari (poesie, pagine diaristiche, riflessioni di carattere medico-scientifiche, il testo del “Giuramento d’Ippocrate”) potrebbe, a tutta prima, disorientare e, soprattutto, minacciare l’unità del libro che se, dal punto di vista temporale, si colloca nel pieno manifestarsi della pandemia, in realtà allude, metaforicamente, ad una condizione di disagio tanto del corpo che dell’anima dell’uomo contemporaneo, che vanno curati con “il prendersi cura” dell’uno e dell’altra.
L’unità dell’opera non va, dunque, ricercata nel genere letterario, ma in questo approccio altamente etico che caratterizza tanto il mestiere di medico, esercitato da Zairo Ferrante, quanto il versificare del poeta.
Nei testi compaiono quattro maestri: Ippocrate, come si è già detto, Gesù, Schopenhauer, Parmenide, tutti devoti al gesto riparatore della Carità e all’ amore per l’Assoluto.Nei versi sono presenti queste idee, ma anche luoghi concreti – la casa, l’ospedale – gi affetti privati e quello per i malati, seguiti con empatia e attenzione (non manca una certa polemica per i medici distratti, che lasciano il malato nella sua solitudine, come un oggetto non-senziente).